Per la seconda volta quest’anno mi trovo a vivere in una
realtà che mi sembra surreale. La prima volta, a febbraio, ho avuto un brusco
risveglio dopo la tornata elettorale. Ero pronta a festeggiare e mi sono
trovata ad assistere ad una triste pantomima che, dopo il tradimento dei 101,
ci ha portati a questa scellerata ma ineludibile “larga intesa” dalla quale non
siamo ancora usciti.
L’altra la sto vivendo ora, in seguito alle primarie per la
scelta del segretario del PD. Che avrebbe vinto Renzi lo sapevo, quello che non
ero preparata a vivere era il giorno dopo, il 9 dicembre 2013.
Nello stesso giorno, mentre la mia città era vittima di
attività illegittime che la bloccavano e la intimidivano, il segretario Renzi
annunciava la sua segreteria e distribuiva nuove deleghe. Il tono, i contenuti,
gli argomenti che venivano delegati però non erano quelli di un segretario ma
quello di un presidente, il presidente di una repubblica presidenziale quale l’Italia
non è. Non ancora almeno.
E allora non mi vergogno a dire che mi sono spaventata.
La gente, il popolo delle primarie, si è infatti convinta
che votare per il PD abbia lo stesso valore che votare alle politiche e che il
segretario abbia poteri decisionali tali da poter cambiare l’Italia.
Che dietro ci sia l’estrema destra lo sappiamo. Che ci sia
qualche collegamento con qualche militare si inizia a sospettarlo. Che l’atteggiamento
di molti gruppi ricordi da un lato certi squadristi studiati a scuola, dall’altro
le organizzazioni da stadio è ormai chiaro a tutti.
La paura però è che le persone “normali” - quelle che reagiscono alla crisi stringendo i
denti e ampliando le reti di solidarietà, quelle che si affidano al PD perché riconosciuto
come unico interlocutore possibile - se
Renzi non dovesse riuscire a cambiare in fretta la situazione italiana si
uniscano ai manifestanti e si abbandonino alla rabbia.
La fiducia non è infinita e noi abbiamo sicuramente tirato
troppo la corda. Renzi ha dato ad intendere che lui da lunedì scorso sta
lavorando a cambiare il Paese, che in pochi giorni diminuirà i costi della
politica, che la situazione economica e lavorativa sarà a breve in ripresa.
Renzi con queste dichiarazioni ci ha legati tutti a sé: il
PD o riesce o tutti noi verremo spazzati via. Tutti noi ora siamo obbligati ad
appoggiarlo (lo avremmo fatto lo stesso!) “o la vita o la morte”.
Ma tutti noi sappiamo che lui non è presidente di nulla, che
le leggi non le fa lui, che lui non può neanche fare decreti. Spero che le due
ore di colloquio con Letta abbiano almeno definito i temi su cui lavorare e che
il nostro segretario e il nostro presidente abbiano veramente trovato il modo
di fare squadra per i prossimi mesi.
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