di Roberto Bin, tratto da www.lacostituzione.info del 24 agosto 2018
Ho ascoltato più volte incredulo la intervista del ministro Bongiorno a La7. Alla domanda “le scelte politiche di Salvini non violano il diritto internazionale”, Giulia Bongiorno ha risposto testualmente: “se c’è una limitazione della libertà che in astratto può sembrare un sequestro, se viene posta in essere per adempiere un dovere, è come si scriminasse il reato”. Immediatamente prima aveva spiegato che “il ministro Salvini in questo momento sta adempiendo al suo dovere di Ministro, e lo sta esercitando con delle scelte politiche, che possono non essere condivise, ma sono scelte di un ministro”.
C’è solo un termine che può descrivere questo pensiero: fascismo. Lo avrebbe potuto esprimere qualche tirapiedi di Mussolini, non già un ministro della Repubblica italiana, che ha giurato fedeltà alla Costituzione nelle mani del Presidente della Repubblica. Perché la Costituzione è stata scritta proprio per questo, per mettere un argine al potere politico, imbrigliarlo in regole, procedure e limiti che servono a proteggere i nostri diritti e le nostre libertà. Il ministro che compie le sue scelte lo può e lo deve fare nell’ambito della Costituzione e delle leggi dello Stato. “In astratto può sembrare un sequestro di persona”: è un’affermazione gravissima, tanto più in bocca a un ministro e tanto più se il ministro è una donna di legge che, si deve ritenere, non parla a vanvera.
La tavola dei diritti costituzionali non a caso inizia dalla libertà personale, che è dichiarata inviolabile e circondata da una garanzia intensissima, che trae l’origine dall’habeas corpus incluso nella Magna Carta (1215). Dice l’art. 13 Cost.: «Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge». Allora, visto che anche alla Bongiorno il trattenere 170 persone su una nave italiana (che è parte del territorio italiano) in un porto italiano sa di sequestro di persona [art. 605 Cod. pen.: «Chiunque priva taluno della libertà personale è punito con la reclusione da sei mesi a otto anni. La pena è della reclusione da uno a dieci anni, se il fatto è commesso… da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni»], potrebbe dirci quale è la legge su cui si basa la “decisione politica” del ministro Salvini? Qual è il dovere inderogabile a cui Salvini sta adempiendo? Nessuna risposta, Bongiorno si limita ad affermare che è una decisione politica con cui Salvini interpreta la sua funzione di ministro. C’è una legge che impone al ministro di comportarsi così? No, è una scelta politica del ministro. Allora la politica prevale sul diritto, le scelte del ministro derogano alla legge e alla Costituzione; l’avvocato penalista Bongiorno le definisce infatti “scriminanti”.
Continua l’art. 13 Cost.: «in casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto». E poi ancora: «è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà».
È inevitabile che qualche procura si stia muovendo, non si può lasciar stracciare la Costituzione da parte di politici inclini a un autoritarismo che non ha precedenti. Se non, appunto, nel fascismo:
“È ricca la mia esperienza di vita di questi sei mesi. Io ho saggiato il Partito. Come per sentire la tempra di certi metalli bisogna batterli con un martelletto, così ho sentito la tempra di certi uomini. Ho visto che cosa valgono e per quali motivi a un certo momento quando il vento è infido, scantonano per la tangente. Ho saggiato me stesso. E guardate che io non avrei fatto ricorso a quelle misure se non fossero andati in gioco gli interessi della Nazione. Un popolo non rispetta un Governo che si lascia vilipendere. Il popolo vuole specchiata la sua dignità nella dignità del Governo, ed il popolo, prima ancora che lo dicessi io, ha detto: basta! La misura è colma! L’Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa; gliela daremo con l’amore, se è possibile, o con la forza se sarà necessario.”
Sono le parole pronunciate da Mussolini nel famoso discorso alla Camera dopo il delitto Matteotti, forse troppe per essere contenute in uno dei tweet che Salvini è uso a regalarci. Chi è che diceva che nella storia gli eventi si ripetono sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa?
sabato 25 agosto 2018
mercoledì 1 agosto 2018
Dell'abolizione delle domeniche gratuite ai musei
"Il loro valore più importante è stato quello simbolico, perché la
gratuità ha detto a tutti gli italiani – e non solo - che le opere d’arte
appartengono a tutti coloro che hanno il piacere di fruirne".
Credo che uno dei più importanti
doveri di chi fa cultura – o di cultura si occupa – sia l’inclusione. Perché al
bello, al profondo, all’ironico, all’apprezzamento della maestria occorre
essere iniziati. Chi si occupa di cultura deve quindi avere l’obiettivo di
allargare la platea, incontrare nuovi pubblici, parlare linguaggi attrattivi e
mai banali, perché la cultura non può essere fine a se stessa ma essere veicolo
di trasmissione di messaggi e di accrescimento delle coscienze.
Per questo come amministrazione
ci sforziamo di produrre, accompagnare, supportare, promuovere tanti e diversi
modi di fare cultura, destinati a pubblici diversi.
Dall’avvicinamento alla lettura
dei più piccoli (omaggio ai neonati, attività di gioco per le scuole primarie,
attività varie per le famiglie con bambini), ai laboratori di pittura e altre arti
figurative per bambini e adulti, alla musica, al canto, alla danza, alle arti
circensi, ai corsi per la terza età, a quelli per i diversamente abili, al
teatro di figura, alla writers-art, e tanto altro.
Nel nostro piccolo cerchiamo di affiancare
coloro che fanno cultura a Grugliasco supportandoli nella comunicazione, aiutandoli
a tenere i prezzi bassi, a raggiungere i possibili pubblici in prossimità delle
loro case, a creare coscienza e conoscenza dell’importanza del rispetto dei
beni pubblici, della storia locale e dei nostri monumenti.
Abbiamo piccole storie da
raccontare, piccoli musei da far visitare, piccoli monumenti che sono più
importanti per la memoria collettiva che per il valore artistico eppure ci
sforziamo di valorizzarli per insegnare ai nostri giovani quanto vissuto,
quanta storia e quanta cultura ci sia dietro ognuno di quegli oggetti.
E tentiamo di fare il doppio
dello sforzo per raggiungere coloro che non sono avvezzi alla fruizione dell’arte: andare a teatro,
leggere un libro, ascoltare un concerto, guardare un balletto sono infatti momenti
di crescita che spesso sono negati a chi ha come priorità, per sé e per i
propri figli, il pagamento delle bollette.
Per questo motivo leggere dell’abolizione
delle domeniche gratuite ai musei (la prima domenica di ogni mese) è al tempo
stesso un dolore e una delusione. Dolore perché chi non ha mai avuto modo di
avvicinarsi all’arte non è in grado di apprezzarla e, se non l’apprezza, non deciderà
mai di pagare un biglietto per vederla. Delusione perché da chi è, anche
istituzionalmente, più grande di te, ti aspetti il buon esempio, la coscienza
della missione, il saper vedere la luna e non il dito.
Post scritto 1: certo, delle
domeniche gratuite hanno approfittato - giustamente - tante persone che i mezzi
per andare al museo li hanno. Ma le storie della vita si incrociano e magari
con due universitari interessati al museo entrano due amici che hanno
abbandonato la scuola, con la famiglia benestante vengono anche i compagni di
classe dei figli che altrimenti non sarebbero entrati in un museo, … e la
cultura collettiva cresce. Inoltre chi si sposta per visitare un museo gratuito
magari dorme in albergo, mangia una pizza fuori, prende un gelato, paga un
taxi, ottimizza le spese insomma, scegliendo la méta con l’attrazione gratuita
a quella con l’attrazione a pagamento e così il museo gratuito diventa volano
di crescita economica per l’intera comunità.
Post scritto 2: da insegnante di
Storia dell’Arte mi sento abbandonata. Non si può pensare che ci siano ragazzi
che nella loro vita sono entrati in un museo solo perché “obbligati” dagli
insegnanti. E non basta applicare una riduzione per i ragazzi se poi non
possono farsi accompagnare dai genitori.
Post scritto 3: la domenica
gratuita non è certo la soluzione alla mancanza di diffusione della cultura
delle arti figurative ma, di certo, ne ha costituito, in questi anni, un
tassello. Il suo valore più importante è stato quello simbolico, perché la
gratuità ha detto a tutti gli italiani – e non solo - che le opere d’arte
appartengono a tutti coloro che hanno il piacere di fruirne.
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