mercoledì 26 giugno 2013

Uomini e donne: quando l'amore diventa violenza

Capita più spesso di quanto immaginiamo. E anche le donne vittime di violenza non immaginano che capiti anche alle loro amiche o conoscenti. Ci sono molte forme di violenza, dalle parole ai fatti. Anche fatti definitivi. Raccontarlo è importante: perchè chi racconta si liberi del dolore e chi ascolta abbia strumenti di conoscenza e di difesa.
Ma oggi, dopo l'approvazione anche in Parlamento della Convenzione di Istanbul, è finalmente arrivato il momento di sistematizzare le azioni contro la violenza di genere e il femminicidio.
Azioni che devono partire dalla prevenzione ma devono anche arrivare alla punizione. Senza alibi (per i violenti) e senza vergogna (per chi subisce la violenza).
Senza che le indagini e le sentenze siano guidate dal giudizio personale di chi le fa. Senza che la mancanza di risorse o di coordinamento infici la buona volontà.

Abbiamo deciso di parlarne riunendo in un dibattito chi può aiutare gli amministratori a prendere delle decisioni in proposito.

Sabato 29 giugno, alle 18,30, alla festa del PD di Collegno e Grugliasco, si incontreranno:
- Maita Sartori, responsabile del servizio "Prevenzione attiva" dell'asl 3 di Collegno
- Fernanda Deniso, vicequestore
- Laura Onofri, responsabile Se non ora quando, comitato di Torino
e rappresentanti politici dei circoli di Collegno e Grugliasco, e delle amministrazioni di Torino (Ilda Curti) e della Regione Piemonte (Gianna Pentenero).

Perchè la Convenzione di Istanbul non sia solo un pezzo di carta ma un valido strumento operativo per la società in cui viviamo

ARCHITETTI DIS-ORDINATI

Non posso non essere d'accordo con una delle frasi che Riccardo Bedrone ha inserito nel suo "Commiato" ai colleghi dell'ordine. Riccardo scrive che si ritiene 

convinto che sia sempre necessario passare la mano, a tutti i livelli, quando si assume un ruolo istituzionale per tanto tempo: lo suggeriscono l'avanzare dell'età ma anche, e soprattutto, l'esigenza di combattere la smodata affezione alle cariche e la gerontocrazia, difetti molto italiani che impediscono alle nuove generazioni di esprimere le loro qualità e di portare innovazione, nelle idee e nei comportamenti, alla guida degli organi elettivi”.

Dopo 12 anni in cui ha tenuto saldamente il comando ha finalmente capito. Dodici anni in cui alcuni altri colleghi (anche loro in consiglio da 12 anni) hanno costituito il nucleo forte al suo fianco.

E forse, molti di quelli che han "passato la mano" ancora sperano di controllare il futuro consiglio accompagnondo i candidati lungo il percorso che porta alle elezioni. 

Lasciamoli crescere questi giovani. Ma lasciamoli crescere liberi.

Io mi sono candidata, e con me altri amici, senza aver creato una "lista" ma in maniera "dis-ordinata". Perchè è necessario dare un segnale. Dire che siamo in tanti e che facciamo percorsi diversi. Dire che chi sarà all'Ordine dovrà rappresentarci tutti anche se molti non sono mai stati contattati da nessuno nel corso di questi mesi di intensa campagna elettorale.

Perchè oltre a essere "dis-ordinati" noi siamo anche "resistenti". Resistiamo alla crisi, resistiamo al "sistema Torino", resistiamo perchè la professione l'abbiamo sognata fin da quando ci siamo iscritti all'università. Perchè la passione non è interesse. E l'ordine non è un veicolo.

Bruno Caccia, il nostro tributo a 30 anni dall'omicidio

Noi lo abbiamo ricordato ieri sera nel dibattito alla festa PD di Collegno e Grugliasco. Abbiamo parlato di politica e mafia, di politica e etica, di politica e democrazia. Abbiamo parlato, grazie alla rappresentante di Libera, del processo Minotauro che si celebra proprio in questi giorni a Torino. Per non dimenticare che quel passato è ancora tra noi. Che la mafia non è sconfitta. Che la mafia non è un problema del sud.

Un ringraziamento all'associazione Casa Sicilia di Grugliasco e al suo fondatore, Gianni Sanfilippo, sempre attento alle tematiche che affliggono non solo il mezzogiorno d'Italia come il Piemonte ha avuto modo capire pagando, con l'omicidio Caccia, il suo tributo di sangue.

La Tares non tassa i rifiuti, è una patrimoniale

Se ne accorgeranno presto i cittadini, a loro spese, come ce ne siamo accorti noi amministratori, impegnati a far quadrare i bilanci tra un rinvio e l'altro del legislatore romano. Monti non ha creato un nuovo modo di tassare i  rifiuti ma ha mascherato una patrimoniale. Sommando le diverse voci che creano la Tares infatti, avendo a disposizione il simulatore fornito dal Ministero, si scopre che dovrà pagare più la persona che abita in una grande casa da sola (producendo quindi rifiuti proporzionati) della famiglia numerosa che abita in una piccola casa. Ma soprattutto, ed è questo ad apparire ingiusto, garage e cantine verranno considerate produttrici di rifiuti esattamente come l'abitazione.